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Obiettivi del progetto

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L’elevato grado di biodiversità e la multifunzionalità sono elementi riconosciuti per qualificare i sistemi produttivi sostenibili. Nella collina interna italiana, zona ad elevato valore ambientale e paesaggistico, questi aspetti rivestono un’importanza se possibile ancora più grande. Queste aree, talvolta erroneamente considerate in passato economicamente marginali, occupano ben il 30.3% della superficie nazionale e, fatta eccezione per le aree montane a bassa intensità di utilizzo agricolo (35.2%), costituiscono da un punto di vista della morfologia dei suoli il tipo produttivo più rappresentativo della nostra agricoltura. Su queste aree insiste quasi un quarto della popolazione, e sono relativamente più diffuse nel Centro e Sud Italia (49.9 e 30.4%, rispettivamente) rispetto al Nord-Ovest e Nord-Est (19.5 e 16.0%, rispettivamente; ISTAT, 2013).

L’ordinamento produttivo prevalente nella collina interna è basato su vite e olivo. Seppure abbiano dimostrato di poter garantire una forte redditività, la combinazione della forte competizione sui mercati italiani ed esteri con gli elevati costi di manodopera, ha ridimensionato la fiducia riposta dagli imprenditori in questi due settori. Allo stesso tempo il mercato richiede, con sempre maggior forza, altri prodotti di qualità quali pane e pasta, leguminose e cereali in granella per consumo umano e carni da filiere a denominazione locale. Oltre alle sopracitate opportunità di mercato, le attività di agriturismo, educazione ambientale, zooterapia (in inglese, pet therapy) etc. possono permettere alle aziende, in un’ottica di multifunzionalità allargata, di diversificare sia il reddito che le produzioni agricole, fornendo al contempo all’ambiente e al territorio una vasta gamma di servizi.

Quindi, da un punto di vista multifunzionale, elementi di diversificazione quali differenti razze animali e varietà vegetali, ordinamenti colturali e produttivi, componenti a varia funzionalità ecologica nel paesaggio agrario, promossa anche dalla diversità dei suoli e degli ambienti tipica delle aree collinari, possono dare origine a nuove e rinnovate attività che consentano alle aziende un aumento del valore assoluto e della stabilità del reddito.

Il ricongiungimento funzionale tra l’allevamento e l’azienda agricola con le sue produzioni vegetali e le risorse alimentari fruibili, distingue la produzione biologica, la quale potenzialmente costituisce un modello di sistema agro-zoo-forestale sostenibile. Tuttavia bisogna tenere in conto che l’attuale scarsità di allevamenti nella collina interna e la conseguente ristretta disponibilità di letame, ha indotto/costretto gli agricoltori a sostituire parzialmente le sorgenti di fertilità interne al sistema quali sostanza organica di origine animale e vegetale con input organici esterni, pur rispettando le norme sull’agricoltura biologica. Quindi si rende necessaria la messa a punto di nuovi modelli di produzione primaria che superino il dualismo tra produzioni vegetali (agro-forestali) ed animali, ricollegando e richiudendo le catene di produzione e di riutilizzo degli elementi nutritivi, aumentando l'efficienza ecologica del sistema produttivo nel suo complesso.

Vista l’ampia diffusione dei sistemi agrari basati su vite e olivo nella collina interna, è necessario altresì sviluppare ordinamenti e pratiche colturali che consentano di diversificare e rendere più sostenibili tali coltivazioni arboree, riducendo quindi il rischio economico d’impresa. In quest’ottica, il metodo biodinamico di gestione aziendale offre un modello che prescrive l’obbligatorietà dell’introduzione e del mantenimento della componente animale nell’organizzazione aziendale. Questo metodo adotta inoltre pratiche agronomiche che potenzialmente sono in grado di gestire la composizione delle popolazioni microbiche del terreno in modo da ottimizzare localmente il riciclo della sostanza organica e degli elementi nutritivi.

Dato che al momento attuale il contesto socio-economico e culturale ha impedito l’ampia diffusione del metodo biodinamico, appare necessario sperimentare e validare in un contesto scientifico le pratiche sopracitate e conseguentemente promuoverne l’adozione presso gli agricoltori. Questi ultimi potranno quindi combinare le loro conoscenze esperienziali con i risultati sperimentali per poi proporle ad una platea allargata di aziende agricole. Tra queste consideriamo sia quelle che già utilizzano il metodo biologico che quelle in conversione al metodo biologico o al metodo biodinamico.

Nel caso di aziende appartenenti ad aree con scarsa disponibilità di letame o comunque con scarse opportunità di mercato per i prodotti zootecnici, bisogna prevedere fonti alternative di approvvigionamento della sostanza organica. Mezzi di fertilizzazione organica certificati alternativi al letame biodinamico possono essere ad esempio letame pellettato e letame biologico non disidratato, ovvero un materiale che può essere disponibile presso aziende vicine. Queste due alternative si rendono indispensabili sia in assenza di soluzioni ottimali che comportano cambiamenti dell’assetto aziendale sul medio e lungo periodo, sia durante un auspicabile periodo di conversione al biologico o al biodinamico. Vi è quindi la necessità di indagare su una gamma di soluzioni fertilizzanti entro un gradiente di coerenza del bilancio degli elementi nutritivi condizionato dalla congiuntura tra reperibilità del materiale organico e contesto ambientale e economico.

Date le condizioni della collina interna sopra illustrate, gli obiettivi della ricerca sono:

  1. Individuazione di pratiche agroecologiche compatibili con sistemi di allevamento e di gestione del bestiame adattati alle condizioni strutturali;
  2. Validazione a livello sperimentale di pratiche di gestione efficiente degli elementi nutritivi ai fini dell’ottimizzazione di sistemi multifunzionali basati sulla vite e l’olivo ad elevato grado di diversificazione e di sostenibilità ambientale;
  3. Valutazione degli impatti dei modelli sperimentalmente testati in termini socio-economici, di servizi eco-sistemici forniti, di qualità delle produzioni, di potenzialità per l'accesso al mercato e di redditività complessiva;
  4. Sviluppo e consolidamento di una rete di aziende, organizzazioni di rappresentanza e associazioni di settore per la divulgazione dei risultati della sperimentazione e la modellizzazione in ottica di co-innovazione di sistemi multifunzionali sostenibili

Ultimo aggiornamento

29.04.2022

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